Oggi se critichi la casta, sei populista. Se critichi l’Europa, sei populista.
Se critichi l’Euro, sei populista. Se critichi le riforme ammazza stati, sei populista.
A) Criticare la casta.
Ascolto un’intervista alla presidente della camera Boldrini:alla domanda di una giornalista della 7 che le chiede se faranno i tagli alla politica questa risponde:”Faremo quei tagli che non ledano la dignità dei parlamentari.”
Ledere la dignità dei parlamentari? Cioè si preoccupa dei parlamentari e quando sono tutti riuniti se ne infischiano di milioni di cittadini la cui dignità è stata buttata alle ortiche? Sono populista? No, incazzato nero !!!
B) Criticare l’Europa.
Guardo cosa era il mio Paese prima dei trattati europei, prima che entrasse in circolazione l’Euro e… non riconosco più il mio Paese.
Migliaia di capannoni deserti, gente che vaga per strada in cerca di uno straccio di lavoro, intere famiglie rovinate. Mi chiedo: ma cosa serve tutta questa Europa ? Sono populista? No , incazzato nero !!!
C) Criticare l’Euro.
Euro, vale a dire strumento utilizzato per indebitare le nazioni, rendere i popoli schiavi, leva per imporre riforme.
Sì, leva per imporre riforme, perché niente riforme = niente prestiti.
Niente acquisti di armi inutili, niente prestiti.
L’Euro, moneta che non appartiene a nessuna nazione, bensì a una banca privata, la BCE.
Ci hanno imposto di non stampare denaro, ma titoli di stato, da scambiare nelle banche private che ricevono Euro dalla BCE all’1% di interessi e ce lo riprestano al 4-6 % . . .
Alle aziende va un po’ peggio perché gli interessi ammontano dal 10% in su.
Insomma, titoli di stato e moneta: entrambi promesse di pagamento, solo che la prima ammazza una nazione, l’altra, se sovrana, salva i popoli.
Sono populista? No, incazzato nero !!!
D) Criticare le riforme.
Articolo 18, non certo modificato per rendere il lavoro più flessibile e neppure disegnato per la piccola e media impresa. Ma per chi allora? Ma per le multinazionali, i grossi gruppi industriali, per le aziende di stato privatizzate. Eh sì, molto più facile per vendere, molto più snelle le ristrutturazioni, molto più ricattabili i lavoratori.
Ottocento euro in busta paga vi devono bastare, se protestate siete fuori e non hanno problemi a sostituirvi vista la fila di disperati che c’è fuori.
Pareggio di bilancio: come impoverire una nazione in brevissimo tempo. Lo stato spende 100 e tassa per cento: non lascia ricchezza all’interno del circuito economico. Niente soldi, niente crescita, niente sviluppo, niente trend positivo del pil, niente di niente: solo miseria nera, chiusura delle aziende, niente gettito fiscale, privatizzazioni indiscriminate.
Sono populista? No, incazzato nero !!!
Questi sono solo dei semplici esempi di come “ CI VUOLE PIU’ EUROPA” ha fatto sì che un Paese produttivo si trasformasse in uno zombie ( e il peggio deve ancora venire ).
Vedo gente che non ha la minima idea di cosa stia accadendo, che si mangia la sbobba scritta e trasmessa dai MEDIA DI REGIME ( forse non lo avete capito, ma siamo sotto dittatura ), che crede ancora agli annunci politici di una vicina ripresa economica ( è dal 2008 che la promettono e invece le cose ogni anno vanno peggio).
E questo non succede solo nella Milano da bere, nella Torino della Fiat o nel ricco triveneto ( ex ricco ) : succede qui, anche nel nostro Friuli Venezia Giulia. Non sono passati tanti anni da quando questa regione è riuscita a riscattarsi : nel ’68 eravamo il MEZZOGIORNO del Nord.
Erano gli anni in cui città come Pordenone cominciavano a crescere industrialmente, a dire la propria.
Il terremoto del 1976 ha dato, malgrado la tragedia, ulteriore slancio: la ricostruzione, lo sviluppo.
Negli anni successivi si sono viste aziende crescere, altre nascere.
E adesso? Basta farsi un giro nel Triangolo della sedia, per vedere decine se non centinaia di capannoni abbandonati, oppure occupati da cinesi che vendono ai loro connazionali tonnellate di merce a basso costo.
Ma chi prima occupava quei capannoni, che fine ha fatto?
Non si vedono, non si sentono. Nessuno che rivendichi il SUO lavoro. Silenzio assoluto. Ma quanti sono? Spero di scoprirlo.
Ci spostiamo più a ovest, nella ricca Pordenone, dove negli anni ’70-’90 si produceva, si vendeva, si guadagnava.
Anche lì, oggi, una marea di aziende chiuse.
Neppure il colosso Zanussi ha resistito: 4000 anime destinate alla disoccupazione in nome dei mercati.
Con loro, anche l’indotto seguirà la stessa sorte, gli stessi commercianti che forniscono queste famiglie.
Questo è il destino del nostro Paese se non faremo nulla per fermare questa mattanza.
Non si tratta di essere populisti , ma di essere incazzati neri e reagire.
Soprattutto capire chi e cosa vogliono da noi. Ne va della nostra vita, di quella dei nostri figli. Inutile nascondere la testa sotto la sabbia, far finta di non vedere, sperare che chi ha combinato volontariamente questo disastro, possa essere quello che può darvi le soluzioni.
Chi ci governa è complice ed esecutore di quello che vogliono i mercati: un popolo disperato e ricattabile.
Friuli Contro La Crisi vuole combattere questo scempio, partendo dal basso: partendo dai Comuni, coinvolgendo le istituzioni sul territorio, per poi andare in Regione e se non basta fino a Roma.
Progetto ambizioso, ma fino a quando non alziamo la voce, non cambierà e non cambieremo nulla.
Se sei disoccupato/a, se sei un imprenditore/trice in difficoltà, o un pensionato/a che con la pensione non arriva a fine mese, contattaci, scrivi la tua storia, rendi tutti partecipi.
Fino a quando la verità resterà sotto un velo di omertà, LORO continueranno la loro opera indisturbati.
Non essere populista, sii incazzato nero/a!
Giovanni Coss